mercoledì 31 agosto 2011

Garage magazine : Slimane, Knight, Hirst, Chapman, Prince e gli scandali

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Dasha Zhukova, classe 1981, nella vita ha fatto un po' di tutto: è stata modella ma anche editor in chief di POP magazine (esperienza non particolarmente fortunata), ha un brand di moda ma fa anche la 'filantropa' (finanziando varie fondazioni per la promozione dell'arte contemporanea). Essere figli di loschi multimiliardari russi può servire a qualcosa. Ma lasciamo perdere. Dopo la sua fallimentare esperienza come editor in chief di POP, la Zhukova si è ritirata a vita privata (o quasi), ed ha continuato ad occuparsi della galleria d'arte che aveva fondato a Mosca nel 2008, Garage. Entusiasta e con qualche soldo da buttare, ha ora deciso di fondare una propria rivista, con lo stesso nome della galleria. Il primo numero di GARAGE Magazine uscirà in tutto il mondo il 5 Settembre (impossibile sapere se sarà reperibile in Italia, forse Corso Como 10?). Rivista d'arte che strizza l'occhio alla moda o viceversa? Difficile dirlo. Leggendo alcune recensioni/interviste il sentore che sia una bufala emerge. Giovanna Battaglia, contributor, parla di un editorial - curato da lei e Fulvio Bonavia - in cui tutti gli abiti sono 'ricostruiti' con frutta e verdura. Potrebbe essere interessante, ma anche rivelarsi un disastro. A quanto pare, inoltre,  la rivista ha un (voluto) aspetto 'random', con un misto di fonts e stili editoriali che si susseguono casualmente. Anche qui, potrebbe essere bellissimo, ma anche no. C'è anche da dire, però, che l'art director della rivista è Mike Meiré, già ad di 032c, una delle migliori pubblicazioni attualmente in circolo. Sembra che questa presenza abbia dato i suoi buoni frutti a cominciare dalle copertine del numero di lancio. 3 differenti copertine per collaborazioni inedite tra artisti contemporanei e fotografi di-un-certo-livello. La prima è stata interamente curata da Richard Prince, che ha realizzato una sua personale 'idea' per un tatuaggio:
La seconda vede la collaborazione di Nick Knight e l'artista Dinos Chapman. Una inquietante casa delle bambole con una versione 'marionetta' di Lily Donaldson che si aggira tra le stanze indossando Marc Jacobs e Mary Katrantzou.
Il vero >boom< , però, è stato GIA' causato dalla terza e più controversa copertina: Hedi Slimane fotografa il pube di una ragazza, su cui Damien Hirst himself ha realizzato un tatuaggio. A coprire il tutto uno sticker (Wahrol docet) con una delle iconiche farfalle dell'artista inglese + ironica? citazione di John Baldessari. A quanto pare è già stata definita una delle copertine più scandalose di sempre, e molti retailer hanno rifiutato di venderla. 

sabato 27 agosto 2011

Marina Ambramovic for POP mag FW 11-12

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Non amo particolarmente POP, ma spesso mi trovo a doverlo  comprare per le (ruffianissime) collaborazioni con artisti contemporanei che la rivista australiana presenta. Che sia Murakami (un numero che - devo ammetterlo - funzionava perfettamente, con l'artista giapponese che aveva trasformato il periodico super-glossy  in una sorta di mensile per teenagers nipponiche) 
o Cindy Sherman (in vintage Chanel Couture), c'è sempre qualcosa che mi tenta.
Per l'inverno 2011 sono andati oltre. 4 copertine: una abbastanza irrilevante con Georgia May Jagger versione loser-al-prom circa 93, fotografata però da Gillian Wearing (quindi si spera che contenstualizzata nell'intero ed la foto assuma un'altro senso)* e le altre tre curate da Marina Abramovic.
L'artista appare due volte (meravigliosa la copertina ad edizione limitata hard-cover con il suo volto capovolto in trucco da mimo), mentre la terza ritrae Freja (bizzarra scelta, le motivazioni addotte dal direttore creativo della rivista non mi convincono) con la mini-versione di Marina che la osserva dalle spalle.
Bianco e nero contrastato, design minimal e incisivo. All'interno - as usual - un set di stickers, questa volta curati da Harmony Korine (che fa, tradisce Zahm così?) a tema Arapaho. Sarà quantomeno interessante.
*Un'ultima osservazione. Georgia May indossa un vestito di Dior, dalla collezione haute-couture spring 2011, l'ultima disegnata da John Galliano. E' anomala come scelta, perchè in questo periodo dell'anno si utilizzano, appunto, abiti delle collezioni invernali. Un chiaro segno di supporto a John?

domenica 21 agosto 2011

Stephen Wilkes - Day to Night in NYC

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Notte e giorno nello stesso frame. Il fotografo americano Stephen Wilkes ha deciso di ritrarre alcuni dei luoghi più iconici di New York da un nuovo punto di vista.  10 ore di lavoro (minime) per ogni foto, risultante dall'unione di 30/50 parti di scatti diversi, per dei fotocollage che regalano un'immagine della city surreale e  sospesa nel tempo.  Se passate da NYC verso settembre/ottobre, fate un salto alla Clamp Art Gallery di Chelsea, dove le foto verranno esposte. 
 
 
 

sabato 20 agosto 2011

Aleksandr Rodchenko al Palazzo delle Esposizioni

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Uno dei miei preferiti, in assoluto. Un maestro della fotografia e uno dei primi veri innovatori delle arti visive, uno dei creatori del graphic design. Alcune delle immagini da lui create sono parte dell'immaginario pop collettivo anche a quasi un secolo dalla loro prima apparizione. Finalmente il Palazzo delle Esposizioni di Roma una grande retrospettiva porterà nel nostro paese la prima mostra omnicomprensiva dell'enorme corpus di opere lasciato dall'artista russo. Organizzata dal Moskow House of Photography Museum (il primo museo russo dedicato alla fotografia, nel quale è raccolto il patrimonio artistico di Rodchenko) e  curata da Olga Sviblova nell’ambito del programma di scambio culturale Italia-Russia, raccoglierà oltre 300 opere tra tra fotografie originali, fotomontaggi e stampe vintage. 

La mostra sarà visitabile dall'8 Ottobre fino a Gennaio 2012.

giovedì 18 agosto 2011

Bon Iver new video - Holocene

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Uno dei miei pezzi preferiti del disco, secondo estratto dal self titled uscito lo scorso giugno. Una collaborazione con un regista e fotografo australiano, Nabil , che generalmente lavora con musicisti Hip Hop. Un incontro inusuale che ci regala un video delicato come il brano, per un musicista che non è propriamente un'amante dei riflettori.


mercoledì 17 agosto 2011

Alexander McQueen - MET - Savage Beauty

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Dopo averne tanto parlato, e nonostante esista un libro con immagini ben più dettagliate di queste che ho  'rubato' nascondendomi dallo sguardo minaccioso della sicurezza del MET, mi sembra opportuno spendere due parole sulla mostra, avendo avuto la possibilità di vederla - grazie al prolungamento della stessa, dato dalla incredibile affluenza (perchè faceva cool?) che ha registrato.
La fila, ben prima dell'apertura del museo, era infatti disarmante:
In realtà è stata rapida e indolore. Però... nessuno ci aveva avvertite dell'attesa che ci avrebbe attese all'interno. Circa 2 ore e mezza per giungere all'ala dedicata a Savage Beauty. Quantomeno era nelle sale espositive del museo, così - camminando a una lentezza inesorabile - si potevano apprezzare antichi manufatti della mesopotamia, caftani del Caucaso dell'ottavo secolo, numerose sculture di Rodin e la Salomè di Regnault - giusto prima di entrare nello spazio McQueen. La situazione era delirante. E' anche il motivo per il quale sono riuscita a rubare qualche foto con il telefono (ma non agli abiti / accessorri che avrei voluto immortalare). Talmente tanta gente che probabilmente avrei potuto rubare una Armadillo e nessuno se ne sarebbe accorto. Non è certo la situazione migliore per apprezzare dettagli e minuzie, ma meglio di niente, no?
L'allestimento era INCREDIBILE. Ogni stanza raccoglieva diversi abiti per tema, non cronologicamente, e ogni ambiente consisteva in installazioni incredibili con tanto di proiezioni, effetti sonori, musica, video, pedane rotanti, prismi con proiezioni in 3D (la famosa 'apparizione' di Kate Moss). Ancora più bella di quanto pensassi. Insomma, a me sarebbero anche bastati abiti e accessori messi su un manichino tutti insieme.






Un'ultima cosa: vorrei abbracciare il genio del marketing che ha deciso che tra i 'souvenir' della mostra figurasse questa piccola Armadillo di terracotta. Mi sono quasi commossa.