Dasha Zhukova, classe 1981, nella vita ha fatto un po' di tutto: è stata modella ma anche editor in chief di POP magazine (esperienza non particolarmente fortunata), ha un brand di moda ma fa anche la 'filantropa' (finanziando varie fondazioni per la promozione dell'arte contemporanea). Essere figli di loschi multimiliardari russi può servire a qualcosa. Ma lasciamo perdere. Dopo la sua fallimentare esperienza come editor in chief di POP, la Zhukova si è ritirata a vita privata (o quasi), ed ha continuato ad occuparsi della galleria d'arte che aveva fondato a Mosca nel 2008, Garage. Entusiasta e con qualche soldo da buttare, ha ora deciso di fondare una propria rivista, con lo stesso nome della galleria. Il primo numero di GARAGE Magazine uscirà in tutto il mondo il 5 Settembre (impossibile sapere se sarà reperibile in Italia, forse Corso Como 10?). Rivista d'arte che strizza l'occhio alla moda o viceversa? Difficile dirlo. Leggendo alcune recensioni/interviste il sentore che sia una bufala emerge. Giovanna Battaglia, contributor, parla di un editorial - curato da lei e Fulvio Bonavia - in cui tutti gli abiti sono 'ricostruiti' con frutta e verdura. Potrebbe essere interessante, ma anche rivelarsi un disastro. A quanto pare, inoltre, la rivista ha un (voluto) aspetto 'random', con un misto di fonts e stili editoriali che si susseguono casualmente. Anche qui, potrebbe essere bellissimo, ma anche no. C'è anche da dire, però, che l'art director della rivista è Mike Meiré, già ad di 032c, una delle migliori pubblicazioni attualmente in circolo. Sembra che questa presenza abbia dato i suoi buoni frutti a cominciare dalle copertine del numero di lancio. 3 differenti copertine per collaborazioni inedite tra artisti contemporanei e fotografi di-un-certo-livello. La prima è stata interamente curata da Richard Prince, che ha realizzato una sua personale 'idea' per un tatuaggio:
La seconda vede la collaborazione di Nick Knight e l'artista Dinos Chapman. Una inquietante casa delle bambole con una versione 'marionetta' di Lily Donaldson che si aggira tra le stanze indossando Marc Jacobs e Mary Katrantzou.
Il vero >boom< , però, è stato GIA' causato dalla terza e più controversa copertina: Hedi Slimane fotografa il pube di una ragazza, su cui Damien Hirst himself ha realizzato un tatuaggio. A coprire il tutto uno sticker (Wahrol docet) con una delle iconiche farfalle dell'artista inglese + ironica? citazione di John Baldessari. A quanto pare è già stata definita una delle copertine più scandalose di sempre, e molti retailer hanno rifiutato di venderla.