domenica 30 ottobre 2011

Haunted Air : Happy Halloween from Ossian Brown and David Lynch

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Qualche tempo fa è uscita questa piccola meraviglia. E' stata pubblicata in Inghilterra ma è facilmente reperibile nelle librerie ben fornite (Roma è quindi esclusa dal discorso) o sui vari Amazon et similia. 
La storia è semplice. La spiega lo stesso David Lynch nella prefazione del libro.
Un comune amico, tale Pierre, un giorno chiamò il regista americano dicendogli che aveva delle cose da fargli vedere. Queste 'cose' nient'altro erano che la collezione personale di fotografie di Ossian Brown dei Coil, una serie di foto (che coprono il periodo 1875-1955) raccolte nel corso degli anni, tra mercatini e collezioni private. Il soggetto che accomuna tutte le immagini è sempre lo stesso: Halloween.

Lontano dalla plastificata immagine di costumi che andrebbero bene in un locale bdsm a cui assisstiamo oggi, qui si ha una corsia preferenziale verso quello che era la festa dei morti all'inizio del secolo nella suburbia, nelle campagne e nelle piccole cittadine di provincia americane. Costumi fatti in casa, maschere tanto ingenue quanto terrificanti, situazioni che dall'esterno, stampate in pose lunghe e spesso sfocate, trasudano anche una certa e rarefatta tristezza, ma che magari rappresentano uno dei giorni più allegri della vita delle persone impresse su queste 'cartoline dall'inferno'.

Ovviamente, racconta Lynch, rimase folgorato, mentre sorseggiando un cappuccino sfogliava centiania di immagini dove la quotidianeità si apriva verso un'aldilà non più temuto, ma quasi preso in giro, schernito. L'effetto generale del libro ('promosso' e 'consigliato' dal regista stesso) è effettivamente straniante, è come entrare da ospiti inattesi, da alieni provenienti dal futuro, da un altro mondo, in una società che ancora dava un senso a questo Samhain, sdrammatizzando la morte a cuor leggero. Sono molte le maschere che ritornano, storte, arraggiate, e sarebbe bello (questa l'unica pecca del libro) avere un'approfondita analisi di cosa rappresentavano e della loro 'espansione' sul territorio statunitense. Uno dei libri 'd'arte' più interessanti che mi sia capitato di trovare negli ultimi anni, mi sono presa la libertà di condividere alcune immagini.


sabato 29 ottobre 2011

Festa Del Cinema di Roma 2011 : Hysteria & Vibratori

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Durante il discorso inaugurale di questa sesta edizione della 'Festa', Piera Detassis ha sottolineato più volte quanto quest'anno tutta la manifestazione sia pervasa da figure femminili importanti. Certo, parlava soprattutto di personaggi come San Suu Kiy (e su Luc Besson, The Lady e Michelle Yeoh tornerò in un post futuro), ma mi piace pensare che la grande idea di marketing della BIM di ieri sera rientri in questo spirito 'rosa' del festival. Una delle poche case di distribuzione italiane che propone film di ottima qualità (spesso rischiando, su un mercato come il nostro, ostile a certo cinema ) e in versioni dignitose, sempre attenta a determinati meccanismi di promozione, tra i quali spicca una certa propensione al gadget promozionale 'simpatico' (ho ancora per casa svariati posa-ceneri distribuiti in occasione dell'uscita di Funeral Party). Ieri però si è raggiunto il top. Abbiamo questo film che parla dell'invenzione dei vibratori, come sdrammatizziamo questo argomento a un pubblico composto - anche - di vecchie babbione, come quello delle prime dei festival? TA-DA! 
Regaliamo a tutte le signore in sala un simpatico vibratore da borsetta. Funzionante (Li per lì ho riso e pensato fosse una 'riproduzione', invece ci sono le batterie e si accende) e rosa. Nella sua simpatica bustina di velluto. Adoro. E non sono l'unica, a quanto pare. Sulla rete è pieno di articoli che ne parlano. Purchè se ne parli, no?

"Questa è una storia vera. Davvero"
Insomma, i vibratori. Il film è adorabile. Avevo letto di grasse risate durante le proiezioni del festival di Toronto, ma ieri (apparte una bizzarra concentrazione di riso isterico verso la parte destra della platea) più che altro ci sono stati molti sorrisi. E' la tipica, ben riuscita e ben recitata commedia inglese, a metà tra la comedy of manners e lo sboccacciato (pur sempre composto, siamo british). E' bello vedere la sessualità così sdrammatizzata, la figura femminile mai troppo stereotipata, un cast brillante (specialmente i personaggi di contorno, dalle 'pazienti' in poi)  un ottimo Ruper Everett in una parte a lui congeniale, una - come al solito - adorabile Maggie Gyllenhaal forse fuori luogo per quanto riguarda l'aspetto (non ha, come dire, il tipico volto di una inglese di fine 800). Promosso. Non cambierà la vostra vita, ma regala un paio d'ore di sorrisi e battutine taglienti. 
Ps. Mi sono ritrovata a condividere un affollato (e orribile, ma delle union jacks fatte di cavoli e mele parlerà poi) red carpet con il cast. Sia sullo schermo che di persona il gigantesco Ruper Everett ha completamente cambiato viso. Capisco il botox, ma non sembra più neanche lui. E' inquietante. Maggie è bellissima, ma tutte le mie attenzioni erano rivolte al marito, mestamente posizionato al lato del red carpet, mr Peter Sarsgaard, bello come non mai e anche simpatico (le mie attenzioni, come prevedibili, sono state notate. A volte manco di nonchalance). 

sabato 22 ottobre 2011

Death In June 30th Anniversary - Roma

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Into that darkness.
Punto primo: quando si ha la possibilità di vedere un gruppo che rientra nella categoria 'mai avrei immaginato di andare a un concerto di x', lo spazio per le lamentele è veramente esiguo. L'incredulità nel sentire pezzi come 'To drown a rose' dal vivo, in un generale 'non avrei mai pensato di ascoltarla dal vivo', vale da sola tutto il concerto. 
L'intro e l'outro sono stati pazzeschi, il resto un po' meno. Ok, si sa che oramai Douglas fa solo cose acusticone folk, ma c'è folk e folk. Riarrangiare il 99 per cento delle canzoni sulla stessa identica tonalità mi pare una scelta assurda. Specialmente perchè su alcuni pezzi funziona, ma su altre proprio no. Mettiamola così: sali sul palco con maschera e dei ritmi infernali,  tanto che il mio primo pensiero è stato 'Oh mio Dio, questo sarà uno dei concerti della mia vita, nonostante il posto, l'acustica, la gente...' -  E poi? Via la maschera, via tutto. Tono che crolla precipitosamente nel giro di 5 minuti, alcuni pezzi sbrigativi, una sua evidente inquietudine specialmente riguardo il suono (e come dargli torto? - bisognerebbe anche aprire un discorso sulla questione 'areatori from hell'. Capisco che si rischiava di morire, ma quel rumore assurdo ad un concerto acustico è l'ennesima riprova che tra tutti i posti di Roma, probabilmente il Qube era il meno adatto ad un evento del genere). L'exploit su Rose clouds... 
Chiunque ho sentito è rimasto un po' deluso. Personalmente ho tentato di godermi il momento, ogni considerazione possibile è a posteriori, come quando vedi un film in cui ti perdi totalmente e poi pensi 'però aspetta c'era questo e questo e questo'. Sarebbe potuto essere uno dei concerti delal vita.... e non lo è stato. Ma! - In vita mia di concerti di vecchi (veramente vecchietti) ne ho visti tanti e sarebbe potuto essere molto peggio di così. Mi tengo il ricordo di alcuni momenti, come  (su tutti) She said destroy e Heaven Street. E qualche foto, mal riuscita e scattata in condizioni abbastanza disagiate.
 


SETLIST :
1) Till The Living Flesh Is Burned
2) Ku Ku Ku
3) The Honour of Silence
4) Omen-Filled Season
5) Peaceful Snow
6) Leper Lord
7) Luther's Army
8) All Pigs Must Die
9) To Drown a Rose
10) Fields of Rape
11) A Wolf Rose
12) Symbols of the Sun
13) Hollows of Devotion
14) Death Is the Martyr Of Beauty
15) Good Mourning Sun
16) Hullo Angel
17) Kameradshaft
18) Leopard Flowers
19) Giddy Giddy Carousel
20) Leper Lord (Bis)
21) The Maverick Chamber
22) Rose Clouds of Holocaust
23) The Death of the West
24) She Said Destroy
25) Little Black Angel
26) Fall Apart

ENCORE
27) But, What Ends When the Symbols Shatter?
28) Runes and Men
29) Heaven Street
30) C'est Un Rêve

giovedì 20 ottobre 2011

Damien Hirst & RANKIN “Myths, Monsters and Legends”

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The beatuy of ugliness. 
Il fotografo inglese Rankin e Damien Hirst hanno una lunga amicizia e una serie di collaborazioni alle spalle. Il loro ultimo progetto insieme si chiama "Myths, Monsters & Legends".  On-view alla Rankin Gallery di Los Angeles  fino al 7 Novembre,  arriverà in Europa (alla Annroy Gallery di Londra) poco dopo. I due creativi inglesi hanno scavato nel mito, nel folklore e nell'immaginario magico-fiabesco per creare una serie di immagini sospese nel tempo, tra mostruosità inquietanti e bellezza eterea, grazie anche al soggetto scelto, la modella Dani Smith. Il numero di Dazed & Confused di Novembre, interamente dedicato alla fotografia, dedica uno spazio speciale alla mostra, pubblicando una lunga conversazione tra Hirst e Rankin (che, ricordiamo, è stato il co-fondatore della rivista) e alcune immagini in esclusiva (una sorta di preview del libro-catalogo della mostra già acquistabile) . Eccole: