Qualche tempo fa è uscita questa piccola meraviglia. E' stata pubblicata in Inghilterra ma è facilmente reperibile nelle librerie ben fornite (Roma è quindi esclusa dal discorso) o sui vari Amazon et similia.
La storia è semplice. La spiega lo stesso David Lynch nella prefazione del libro.
Un comune amico, tale Pierre, un giorno chiamò il regista americano dicendogli che aveva delle cose da fargli vedere. Queste 'cose' nient'altro erano che la collezione personale di fotografie di Ossian Brown dei Coil, una serie di foto (che coprono il periodo 1875-1955) raccolte nel corso degli anni, tra mercatini e collezioni private. Il soggetto che accomuna tutte le immagini è sempre lo stesso: Halloween.
Lontano dalla plastificata immagine di costumi che andrebbero bene in un locale bdsm a cui assisstiamo oggi, qui si ha una corsia preferenziale verso quello che era la festa dei morti all'inizio del secolo nella suburbia, nelle campagne e nelle piccole cittadine di provincia americane. Costumi fatti in casa, maschere tanto ingenue quanto terrificanti, situazioni che dall'esterno, stampate in pose lunghe e spesso sfocate, trasudano anche una certa e rarefatta tristezza, ma che magari rappresentano uno dei giorni più allegri della vita delle persone impresse su queste 'cartoline dall'inferno'.
Ovviamente, racconta Lynch, rimase folgorato, mentre sorseggiando un cappuccino sfogliava centiania di immagini dove la quotidianeità si apriva verso un'aldilà non più temuto, ma quasi preso in giro, schernito. L'effetto generale del libro ('promosso' e 'consigliato' dal regista stesso) è effettivamente straniante, è come entrare da ospiti inattesi, da alieni provenienti dal futuro, da un altro mondo, in una società che ancora dava un senso a questo Samhain, sdrammatizzando la morte a cuor leggero. Sono molte le maschere che ritornano, storte, arraggiate, e sarebbe bello (questa l'unica pecca del libro) avere un'approfondita analisi di cosa rappresentavano e della loro 'espansione' sul territorio statunitense. Uno dei libri 'd'arte' più interessanti che mi sia capitato di trovare negli ultimi anni, mi sono presa la libertà di condividere alcune immagini.
Un comune amico, tale Pierre, un giorno chiamò il regista americano dicendogli che aveva delle cose da fargli vedere. Queste 'cose' nient'altro erano che la collezione personale di fotografie di Ossian Brown dei Coil, una serie di foto (che coprono il periodo 1875-1955) raccolte nel corso degli anni, tra mercatini e collezioni private. Il soggetto che accomuna tutte le immagini è sempre lo stesso: Halloween.
Lontano dalla plastificata immagine di costumi che andrebbero bene in un locale bdsm a cui assisstiamo oggi, qui si ha una corsia preferenziale verso quello che era la festa dei morti all'inizio del secolo nella suburbia, nelle campagne e nelle piccole cittadine di provincia americane. Costumi fatti in casa, maschere tanto ingenue quanto terrificanti, situazioni che dall'esterno, stampate in pose lunghe e spesso sfocate, trasudano anche una certa e rarefatta tristezza, ma che magari rappresentano uno dei giorni più allegri della vita delle persone impresse su queste 'cartoline dall'inferno'.
Ovviamente, racconta Lynch, rimase folgorato, mentre sorseggiando un cappuccino sfogliava centiania di immagini dove la quotidianeità si apriva verso un'aldilà non più temuto, ma quasi preso in giro, schernito. L'effetto generale del libro ('promosso' e 'consigliato' dal regista stesso) è effettivamente straniante, è come entrare da ospiti inattesi, da alieni provenienti dal futuro, da un altro mondo, in una società che ancora dava un senso a questo Samhain, sdrammatizzando la morte a cuor leggero. Sono molte le maschere che ritornano, storte, arraggiate, e sarebbe bello (questa l'unica pecca del libro) avere un'approfondita analisi di cosa rappresentavano e della loro 'espansione' sul territorio statunitense. Uno dei libri 'd'arte' più interessanti che mi sia capitato di trovare negli ultimi anni, mi sono presa la libertà di condividere alcune immagini.