lunedì 6 settembre 2010

Era veramente necessario?

Si rileva una generale scarsità di argomenti da trattare, se nei 10 giorni di Festival del Cinema di Venezia ti ritrovi a dover rimanere a casa amareggiatissima (proprio nell'anno in cui, tra le altre cose, avresti potuto tampinare un alticcio Tarantino sulla terrazza dell'Excelsior). Avrei quindi voluto sorvolare su ogni questione relativa al festival, ma certe cose proprio non le comprendo.
  • "Niente paura - Come siamo come eravamo e le canzoni di Luciano Ligabue".
    Un film-documentario che racconta l'Italia con le canzoni di Ligabue. Se ne sentiva veramente bisogno?
    "Mi ha lusingato la proposta che mi e' stata fatta anni fa di raccontare una parte del nostro paese con le mie canzoni, utilizzate come punto denominatore, usando una voce sentimentale come quella che ho sintetizzato nella canzone 'Buonanotte all'Italia'".
    Cioè, ok che siamo un paese disastrato sotto quasi ogni punto di vista, ma usare le canzoni di Ligabue come denominatore della nostra storia recente è veramente buttarsi giù più del necessario. Chi è che ha approvato questa roba (sia in generale che al festival)? Capisco che possa dare più visibilità al festival,  vuoi perchè perchè Ligabue è il più famoso rocker d'Italia (un pezzo di me muore ogni volta che sento la parola rock associata a Ligabue, ndr), vuoi perchè c'è geramente gente che al massimo al cinema ci va per vedere Radiofreccia.... ma mio dio, man, get some standards.
  • Visto che stiamo parlando un festival di cinema, non dovrebbero esserci in gara dei film... dei veri fim? Qualche tempo fa ci fu la bagarre di Pupi Avati, grande rifiutato di questa edizione, a cui non mi interessai molto perchè oh, sono cose che succedono. Il problema però nasce quando al posto di un regista (che quantomeno è un regista che aveva realizzato un film) viene chiamato a concorrere in una manifestazione cinematografica un menestrello osannato dai vari radical chic italiani,  con un film che non è  neanche un film. A quanto ho letto, Ascanio Celestini è arrivato a Venezia con un prodotto che è una statica trasposzione cinematografica di un suo spettacolo teatrale (e neanche inedito, uno spettacolo che è una vita che fa girare in italia!). Perchè, caro Müller? Partendo dal presupposto che a me Celestini sta sulle balle (a volte avrà anche argomentazioni condivisibili, ma  è proprio l'atteggiamento da alternativo intellettuale che non digerisco, vedi anche: Giovanni Allevi), trovo ingiusto dare spazio a un non-film (addirittura in gara) in un contesto che dovrebbe premiare e promuovere il (buon) cinema. Leggevo questa recensione (che sostanzialmente dice che il film è orribile). Dovrebbe dar da pensare il fatto che chi recensisce è un evidentemente amante del succitato menestrello, ma non si esime dal dire che "La pecora nera è un film tristemente vuoto, privo dell’essenza stessa del cinema e della magia del teatro". Cioè, un disastro. Vorrei mettermi davanti alle sale cinematografiche e guardare in faccia chi pagherà per vedere un film in cui: 
  • due bambini mascherati che mangiano ragni e si innamorano chiusi nella soffitta dell’oratorio
    (guardacaso,  la recensione si chiude come si apre il mio post. Un pò tutti si chiedono se alcune cose di questa edizione del festival fossero necessarie). Tra l'altro è molto sovversivo farsi produrre il film da RAI Cinema. Come direbbe Matteo Bordone, prcd! ps. mi dispiace, ma l'unica pecora nera che mi interessa è questa qui:
  • Sentivo al telegiornale dei 10 minuti di ovazione popolare per il film su Nāṣiriyya. Ora non mi interessa il film (che non ho visto/ne tantomeno ho intenzione di guardare, ma posso immaginare essere di una qualità che non va oltre la fiction televisiva), non mi va di scendere in polemiche di varia natura, ma non credete mai a questa storia dei 10 minuti di applausi. Specialmente in questo caso vedo difficile che la gente si sia spellata mani, ma non dimenticherò mai come dopo l'anteprima del (terribile) Cassandra's Dream di Woody Allen (alla quale presenziai), i giornali parlavano di 10, 15 minuti di folle ovazione! quando a malapena ci furono applausi, timidamente iniziati solo per rispetto di Allen, e non durarono più di 20 secondi. Insomma, don't believe the hype, specialmente quando serve a vendere qualche biglietto in più.
  • Un'ultima nota di frivolezze: chi ha detto a Laura Chiatti che questo era un modo dignitoso di presentarsi al Festival?
  • Forse il suo makeup artist la odia molto. Mi sento di citare  il caro Glauco/Tirabassi: 'Cagna pure in foto!'.
Aldilà delle polemiche, comunque, io qui sto soffrendo. Avrei veramente voluto vedere Norwegian Wood e Machete, entrambe senza  data di uscita in Italia. Giungono notizie favorevoli almeno riguardo Machete,i cui diritti per l'Italia sono stati acquisiti dalla Lucky Red, e verrà distribuito dalla Key Films. Ovviamente però, è troppo presto per parlare di date di uscita. Povera me. Come si fa ad aspettare così tanto per vedere questo:


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