Pagine

martedì 24 luglio 2012

Bon Iver @ Ferrara Sotto Le Stelle - 19/07/2012

Someday my pain will mark you...
Un podcast su itunes, chitarra acustica e voce sofferta. Colpo di fulmine istantaneo. Era il 2008, la follia hipsterica che tutt'ora circonda questo cicciosissimo biondo del Wisconsin stava giusto iniziando…. For Emma ha accompagnato molti momenti melanconici di questi quattro anni, e le atmosfere sognanti del self-titled si adattano facilmente agli stati d'animo più disparati. Un'amarezza di fondo nell'averlo perso live in quelle rarissime e breve incursioni in Europa che aveva fatto (nello specifico Amburgo e Berlino, sold out prima di riuscire a prendere una decisione chiara). Poi, finalmente, l'annuncio della data italiana (a Ferrara, nondimeno, teatro di ricordi e concerti bellissimi). Questi mesi di attesa sono stati rasserenati da concerti più o meno intensi, ma c'è un qualcosa di profondamente intimo nella musica di mr. Justin Vernon che rendeva questo evento un qualcosa di diverso dal resto (escludendo casi limite come Morrissey, ovviamente). Le premesse, quindi, erano molto semplici: adoro i dischi, conosco ogni canzone come fosse un'amica, sarà un'esperienza intima (quanto possibile) e bellissima.
Quello che ignoravamo era la ricchezza musicale e visuale che ci stava aspettando. I dischi saranno anche minimali, ma dal vivo il signor Bonny Bear non lascia nulla al caso. Una serie di musicisti/polistrumentisti impressionanti (a cominciare da Colin Stetson), canzoni ri-arrangiate per avere una presa maggiore live, visual e set impeccabili (gli stracci che pendono dal 'soffitto' fanno molto capanna nel Wisconsin, ma non appena si accendono le luci tutto assume il suo senso e la sua ragione di essere su quel palco). Quello che rimane, a distanza di qualche giorno, nonostante il caldo terribile, l'afa, le zanzare mutanti, è un generale senso di pace. Un pianto di qua, un singalong accorato di la (Skinny Love - ovviamente - su tutte, con estremo compiacimento di J.V.), un generale senso di 'wow' davanti a momenti come questo, Perth, la mia preferita del secondo disco e pezzo d'apertura del concerto:
Insomma, aspettavamo qualcosa di bello, abbiamo trovato il sublime. Anche pezzi che su disco non mi hanno mai fatto impazzire dal vivo assumono un'altro significato (come Hinnmon, TX e Beth/Rest che per quanto mi riguarda avrebbe anche potuto eliminare dalla scaletta per far posto a Flume e Lump Sum, unica vera pecca della serata - insieme alla mancata location a Piazza Castello).
E' stato bizzarro trovare molti ragazzini (piccoli, davvero piccoli) in totale silenzio/adorazione, un pubblico calmo, finalmente educato (alla musica), un Justin molto diverso dall'orso cupo che potrebbe sembrare… incredibilmente entusiasta del responso degli astanti, pieno di sorrisoni, battute, goffo nel porsi ma mai fuori posto, 'grato' dell'apprezzamento ricevuto. Abbiamo poi scoperto la sua vera voce, quella profonda, bassa, intensa, libera dagli effetti (veramente eccessivi in Bon Iver, e totalmente non necessari dato il suo vero timbro). Abbiamo pianto su Creature Fear (per poi rimanere spiazzati dalla lunga parte strumentale piena di assoli e caciara) e abbiamo mantenuto un silenzio religioso durante canzoni come Wash, trasformando anche un posto come il Motovelodromo in un'ambiente intimo e raccolto.
E' stato bellissimo e intenso, e il responso generale e immediato è stato questo: ci rivediamo a Milano ad Ottobre, Justin. L'Alcatraz è un locus ameno, ma ci adatteremo senza problemi.





 


Nessun commento:

Posta un commento