Durante il discorso inaugurale di questa sesta edizione della 'Festa', Piera Detassis ha sottolineato più volte quanto quest'anno tutta la manifestazione sia pervasa da figure femminili importanti. Certo, parlava soprattutto di personaggi come San Suu Kiy (e su Luc Besson, The Lady e Michelle Yeoh tornerò in un post futuro), ma mi piace pensare che la grande idea di marketing della BIM di ieri sera rientri in questo spirito 'rosa' del festival. Una delle poche case di distribuzione italiane che propone film di ottima qualità (spesso rischiando, su un mercato come il nostro, ostile a certo cinema ) e in versioni dignitose, sempre attenta a determinati meccanismi di promozione, tra i quali spicca una certa propensione al gadget promozionale 'simpatico' (ho ancora per casa svariati posa-ceneri distribuiti in occasione dell'uscita di Funeral Party). Ieri però si è raggiunto il top. Abbiamo questo film che parla dell'invenzione dei vibratori, come sdrammatizziamo questo argomento a un pubblico composto - anche - di vecchie babbione, come quello delle prime dei festival? TA-DA!
Regaliamo a tutte le signore in sala un simpatico vibratore da borsetta. Funzionante (Li per lì ho riso e pensato fosse una 'riproduzione', invece ci sono le batterie e si accende) e rosa. Nella sua simpatica bustina di velluto. Adoro. E non sono l'unica, a quanto pare. Sulla rete è pieno di articoli che ne parlano. Purchè se ne parli, no?
"Questa è una storia vera. Davvero".
"Questa è una storia vera. Davvero".
Insomma, i vibratori. Il film è adorabile. Avevo letto di grasse risate durante le proiezioni del festival di Toronto, ma ieri (apparte una bizzarra concentrazione di riso isterico verso la parte destra della platea) più che altro ci sono stati molti sorrisi. E' la tipica, ben riuscita e ben recitata commedia inglese, a metà tra la comedy of manners e lo sboccacciato (pur sempre composto, siamo british). E' bello vedere la sessualità così sdrammatizzata, la figura femminile mai troppo stereotipata, un cast brillante (specialmente i personaggi di contorno, dalle 'pazienti' in poi) un ottimo Ruper Everett in una parte a lui congeniale, una - come al solito - adorabile Maggie Gyllenhaal forse fuori luogo per quanto riguarda l'aspetto (non ha, come dire, il tipico volto di una inglese di fine 800). Promosso. Non cambierà la vostra vita, ma regala un paio d'ore di sorrisi e battutine taglienti.
Ps. Mi sono ritrovata a condividere un affollato (e orribile, ma delle union jacks fatte di cavoli e mele parlerà poi) red carpet con il cast. Sia sullo schermo che di persona il gigantesco Ruper Everett ha completamente cambiato viso. Capisco il botox, ma non sembra più neanche lui. E' inquietante. Maggie è bellissima, ma tutte le mie attenzioni erano rivolte al marito, mestamente posizionato al lato del red carpet, mr Peter Sarsgaard, bello come non mai e anche simpatico (le mie attenzioni, come prevedibili, sono state notate. A volte manco di nonchalance).
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