mercoledì 29 febbraio 2012

Louise Bourgeois - The Return of the Repressed

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L'arte era la sua salvezza. Una delle artiste più importanti del secolo scorso, e sicuramente la più autobiografica, Louise Bourgeois ha fatto dell'arte una valvola di sfogo per i propri demoni ed uno strumento di indagine della propria psiche. Proprio per questa sua intensa relazione con le proprie opere ed il proprio processo creativo (che non ha mai interrotto, avendo continuato a creare fino alla sua morte avvenuta nel 2010), è risultato sorprendente il ritrovamento di una serie di diari dell'artista che documentano la sua lunga terapia di psicoanalisi. 30 anni di sedute (dal 52 all'82) con l'analista Henry Lowenfeld documentate, commentate e analizzate dalla Bourgeois, una serie di scritti (circa 2000 pagine) che fungono da mappe dei suoi stati emotivi e (in seguito) da acute considerazioni sugli stessi. 
Una donna che ha convissuto con i propri fantasmi tutta la vita, causati principalmente dalla morte della madre, i tradimenti del padre e la sua successiva perdita. Non era una fervente sostenitrice della psicoanalsi ma ne ha tratto beneficio, usando indirettamente l'autocoscienza che ne derivava nel proprio lavoro. Questi scritti, un'inedita e preziosa porta verso la vita e la mente dell'artista, toccano alcuni dei temi più ricorrenti all'interno della simbologia dell'artista: il mondo interiore, le relazioni famigliari, il ruolo di padre, figlia, madre e moglie. L'archivista della Bourgeois, Philip Larrat-Smith, he deciso di raccogliere questi inediti e farne un libro, una meravigliosa opera in due volumi, The Return of the Repressed.
Il primo includerà circa 80 estratti dal diario, illustrazioni, appunti, rare fotografie di famiglia e una serie di scritti critici di importanti nomi come, oltre a Larrat-Smith, Donald Kuspit, Elisabeth Bronfen, Meg Harris Williams, Juliet Mitchell, Mignon Nixon and Paul Verhaeghe & Julie De Ganck. Il secondo volume invece è una raccolta onnicomprensiva dei lavori dell'artista, e funge anche da catalogo per la mostra dallo stesso nome che è stata presentata lo scorso anno in Sud America e arriva a Londra questo mese.
Il luogo deputato a questa mostra è il Freud Museum, l'ultima casa abitata dal padre della psicoanalisi. La Bourgeois stessa espresse interesse nell'esporre i propri lavori in questa sede e difficilmente si può immaginare una mostra più appropriata al luogo. 
'In my art, I am the murderer', scrive. Con la sua arte voleva fare agli altri quello che sentiva fosse stato fatto a lei. I suoi lavori erano (sono), in effetti, come delle strazianti grida nei confronti di chi guarda, delle urla che mettono a nudo tutto ciò fuoriusciva dal suo inconscio. L'arte, lavorare ai propri progetti erano la sua salvezza, e la psicoanalisi la aiutò a tornare ai suoi lavori nei momenti più bui della sua vita, aiutandola per vie trasversali. Il libro, di 500 pagine, è edito dalla  Violette Editions e sarà in commercio da marzo.

martedì 28 febbraio 2012

The End of Elegance : an ode to Stefano Pilati

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The End of Elegance. 
Dopo la commuovente sfilata finale di Raf Simons per Jil Sander, un'altro dramma - ben peggiore - si abbatte su questa fashion season. Voci più o meno fondate sullo status precario di Stefano Pilati da Yves Saint Laurent circolavano da anni, tra Pierre Bergè che  non lo ha mai appoggiato e un altalenante rapporto con monsieur Pinault. Tuttavia l'incredibile capacità di Pilati di creare collezioni solide ed accessori che hanno alzato le vendite del brand ad altissimi livelli (forse la gente - i critici - dimentica che è Pilati ad aver lanciato le Tribute - e le 'Toos' -, le scarpe più desiderate dell'ultimo decennio, forse quanto di più identificabile del post-yves e ancora regolarmente sold out nelle boutique di tutto il mondo, anni dopo la loro prima apparizione)
Dalla fine del 2004 Pilati ha prodotto una serie di collezioni di un'eleganza senza tempo, lontane dai trend stagionali, unendo un'intellettualità spesso criticata (non capita) ad una sartorialità liscia, ben costruita, geometricamente perfetta. "Nel momento in cui tu non ti interessi della moda e non ti vesti per creare degli statement, già hai fatto un passo avanti verso l’eleganza." ha dichiarato a Costantino della Gherardesca in una recente intervista per Vice, molto probabilmente la sua ultima come creative director di YSL. Per la casa ha anche introdotto elementi che vanno oltre il ready to wear, prodotti paralleli come l'YSL Manifesto (un'esperimento di guerrilla-marketing inusuale per l'alta moda), dei video realizzati in collaborazione con importanti fotografi e videomaker, costruendo un'immagine che tramite le oramai iconiche campagne pubblicitarie è entrata a far parte dell'immaginario della moda del 21esimo secolo. 

Si vocifera un ritorno di Hedi Slimane, per la prima volta alle prese con la moda femminile, e questo giustificherebbe l'allontanamento del designer italiano: l'esplosione mediatica che ne conseguirà sarà delirante. Ma Tom Ford ha dimostrato che tornare a disegnare abiti dopo anni di 'altro' non necessariamente porta ad ottimi risultati. Staremo a vedere. Intanto...

The Man
Collezionista d'arte, tra l'intellettuale ed il self-made man, con un passato strettamente legato alle basi più materiali della moda, attento ai tessuti, alla costruzione dell'abito. Ma anche schivo nei confronti delle necessità più mediatiche della sua posizione - nonchè spesso (in passato) centro di maliziosi gossip riguardo le sue abitudini 'eccessive'. Pilati è molte cose e il loro esatto contrario, ma nessuno può mettere in discussione il fatto che sia probabilmente una delle figure più interessanti della moda degli ultimi 10 anni. Ha forse pagato il prezzo di una continua comparazione del suo lavoro con il granitico immaginario che il mondo associa ad Yves Saint Laurent. Ma queste immagini parlano da sole. Un uomo che ha questo stile così strettamente personale, 'largamente' elegante, un'attitudine così forte e carismatica ha poco da invidiare a molti altri 'osannati' dalla critica. 


The Fashion
La collezione invernale del 2008 è uno dei momenti più iconici della moda recente: non ho personalmente mai visto nulla di così immediatamente riconoscibile, indelebile, come questi ensemble rigidi e impeccabili  sul busto e morbidi, irregolari verso il basso. Come degli androidi le modelle presentarono abiti, gonne, pantaloni ed accessori che nel 2008 come oggi ma anche tra molti anni rimarranno eleganti, fuori dal tempo. 
In realtà Pilati è stato capace di creare qualsiasi cosa, unendo riferimenti ed ispirazioni più disparate, passando dall'estremamente femminile all'androgino, senza soluzione di continuità e soprattutto, senza mai ripetersi:

Sono diversi inoltre i cortometraggi da lui realizzati con nomi importanti della fotografia mondiale per presentare le sue collezioni maschili. Come ad esempio No Way Back - Tattoo, per l'estate 2011 - la sua collezione più 'personale', forse -, realizzato con Ari Marcopoulos 
o Aint nothing but the real thing di Bruce Weber, creati per 'concretizzare' le ispirazioni dietro le collezioni uomo. 
 
 
 
 

E non dimentichiamo la recente collaborazione con Bjork, i costumi disegnati per l'Opera e molto altro. Pilati sarà una grave mancanza per l'industria e si può solo sperare di rivederlo al più presto a capo di qualche brand che meriti la sua esperienza e il suo talento.
(“A Man with a Mission” : Karen Elson & Stefano Pilati : W Magazine February 2011 : Inez & Vinoodh)